Nuovi Accoliti
Il 22 febbraio, nella bellissima chiesa del Corpus Domini, quella dell’adorazione perpetua, siamo stati istituiti accoliti dal vescovo Claudio. È una tappa importante nel nostro cammino verso il diaconato permanente, che la chiesa, nella sua sapienza, ha previsto come ministero dopo il lettorato. Dopo essere diventati familiari della Parola di Dio ed avere dedicato il nostro servizio al ministero della parola e dell’annuncio, con l’accolitato serviamo in modo particolare Gesù Eucaristia. Queste prime settimane da accoliti sono state l’occasione per scoprire la ricchezza e la bellezza di questo ministero. Vedere la grandezza del Re dei Re, che si umilia tanto da farsi un piccolo pezzo di pane, poter portare la comunione ai malati o distribuire la comunione durante la messa è prima di tutto l’occasione per meditare e pregare sulla grandezza di questo sacramento, sul grande amore di Dio, sull’umiltà che il Signore ci mostra e che ci chiede di seguire.
Accolito è una parola di origine greca che significa compagno di strada, seguace. Gesù ci invita a seguirlo e a farci compagni di strada in modo particolare di tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo nel cammino della vita. Come ogni ministero della Chiesa, infatti, l’attenzione è rivolta verso gli altri, ricordando le parole di Gesù “va’ e anche tu fa’ lo stesso”.
Preghiamo il Signore che ci aiuti ad essere testimoni umili e gioiosi del Suo Amore, per portare la speranza e la fede nell’Amore che, unico, può placare la sete di infinito dell’uomo.
Inquietum est cor nostrum donec requiescat in te, come scriveva s. Agostino.
Il passaggio da lettore ad accolito è un movimento che ci sposta, senza lasciare il presbiterio, dall’ambone, luogo della Parola, all’altare, luogo del Corpo e Sangue di Cristo. Diventare accoliti, per noi, significa accogliere la Parola di Dio nel cuore e portarla alla mensa col Signore affinché il Maestro ci aiuti a capirla e a viverla pienamente. Allora, nutriti dalla sua Parola e dal suo Amore, troviamo il coraggio e la pace interiore per entrare nella vita pratica, composta dalle gioie e fatiche quotidiane, ricordando che Gesù ci ha amato per primo, fino alla morte, e per questo siamo chiamati ad amare coloro che la vita ci pone vicino.
Scendere e partire dall’altare vestiti di bianco per introdurci nella “Galilea” (la nostra quotidianità) per vivere seguendo l’esempio di Gesù, amare senza giudicare, amare abbassandosi per aiutare, amare per servire con gioia. Dalla Galilea ritornare poi all’altare, con la tunica sporca del lavoro quotidiano, per cenare insieme alla Chiesa riunita col Signore e donare con un cuore solo, tutti insieme, a Lui la lode e la gloria nei secoli.
Dennis Bacchin e Andrea Galeota